ABITARE A MILANO: VIA GALLARATE


L'area in cui si situa l'intervento non fa parte, né storicamente, né urbanisticamente, del quartiere Gallaratese, che risulta infatti compiutamente definito, nella sua forma e struttura, entro l'anello viaria Appennini, Cilea, Lampugnano, Quadrenghi.

Realizzato il 02 gennaio 2005 da Architetto Fernando Cristobal Cordero

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L’area in cui si situa l’intervento non fa parte, né storicamente, né urbanisticamente, del quartiere Gallaratese, che risulta infatti compiutamente definito, nella sua forma e struttura, entro l’anello viaria Appennini, Cilea, Lampugnano, Quadrenghi.

A partire da questo perimetro il Quartiere guarda dentro di se stesso e le aree esterne, lungo il lato sud di via Gallarate, fanno invece parte di un insieme di insediamenti frammentati, con destinazioni che evolvono tendenzialmente verso il commerciale e il terziario. I limitati episodi residenziali preesistenti, residui lineari di piccoli aggregati periferici, e gli episodi edilizi nuovi, situati nelgi spazi rimasti, disponibili, poco caratterizzati e spesso impropri, cercano anch’essi, con difficoltà, i propri riferimenti nel vicino, unitario e grande Quartiere.

Gli schemi concettuali a base del concorso insistono sulla necessità di caratterizzare l’area di progetto, residuale e periferica, non come un’espansione del Gallaratese, ma piuttosto come un “parco” e uno “spazio di connessione fra il Gallaratese e le aree a nord dela SS del Sempione di prossima trasformazione”.

L’indicazione è senz’altro appropriata , ma deve essere interpretata come un’esigenza non esclusiva, poiché il “parco” deve configurarsi contemporaneamente, sia come un’attrezzatura a servizio degli insediamenti limitrofi, che come un più generale elemento connettivo e le nuove costruzioni devono anche entrare a far parte del “disegno del Quartiere” ed essere parte di uno schema urbanistico e funzionale evoluto e completo, che non può avere la “spina centrale” del Gallaratese come primo epicentro. Per questo le nuove costruzioni non devono apparire come episodi isolati esuali e i loro volumi devono dialogare coerentemente con gli edifici di via Cilea e guardare verso gli spazi di connessione che da questa via si aprono verso sud, cioè verso il sistema dei servizi esistenti essendo improponibile una loro diretta e organica relazione con ciò che avverrà a nord della via Gallarate.

Per queste ragioni gli edifici sono stati accoppiati, hanno una propria area interna di pertinenza che li unifica e caratterizza (uno spazio che tra l’altro è definito dall’area del parcheggio privato); in questo modo non si presentano come entità isolate e semplicee mente distribuite entro l’area a intervalli regolari e indifferenziati.

Si è anche conservata l’appropriata disposizione “a pettine” su via Appennini, proposta dal “master plan” - disposizione che tra l’altro rispetta buoni criteri di orientamento - e si è data importanza alla protezione dai rumori e dai pericoli del traffico di via Galllarate, con la formazione di rilevati di terra che si sviluppano, con opportune interruzioni, lungo l’arteria e consentono l’utilizzazione sicura degli spazi a verde, in particolare ad anziani e bambini.

Lo schema quindi si presenta con la forma di tre micro nuclei, distanziati da pause di verde pubblico, formati ciascuno da due costruzioni che si accoppiano e guardano verso i varchi aperti fra i corpi di fabbrica allineati lungo la via Appennini.

La testa ovest dell’insediamento - dalla parte di Pero - è costituita da due torri di otto piani, la cui rotazione interpreta la curva della strada di quartiere, accentuandone l’andamento, e segnala la conclusione dell’insediamento, cioè il punto di uscita e di entrata al quartiere. La rotazione tra l’altro consente di distanziare gli edifici dalla rotatoria che risolve l’intersezione fra la via Gallarate e la strada d’ingresso al Gallaratese.

Descrizione ed analisi degli sviluppi del progetto in relazione al verde e alle scelte ambientali

La parte sud del quartiere Gallaratese confina con aree sportive e spazi liberi che rappresentano una naturale integrazione del Parco di Trenno, anche se ancora non ne fanno parte. Anche le aree pubbliche trasversali alla “spina centrale”, ancora libere, o parzialmente occupate da attrezzature pubbliche, si diramano dal centro del Quartiere verso sud.

La parte nord del Quartiere invece è più densa di edifici ed è priva di consistenti spazi di verde e di riserve di terreno libere da costruzioni, mentre all’interno dei nuclei edificati si sviluppano, con forma articolata, porzioni di verde di vicinato che costituiscono un importante elemento di relazione fra le diverse parti, ma che non hanno la consistenza di veri e propri “giardini pubblici organizzati”. D’altra parte il limbo di terra su cui si sviluppa il progetto, per la sua posizione marginale aderente all’asse di traffico di via Gallarate non risolverebbe il probelma del rapporto verde-insediamnti nemmeno se fosse interamente destinato a parco. Giusta quindi la soluzione proposta dall’Amministrazione Comunale, che tende a risolvere insieme più problemi: realizzare una protezione dal traffico di via Gallarate, offrire una dotazione di spazi di riposo, incontro, gioche per gli abitanti insediati lungo via Apennini, risanare un’area degradata dando “qualità” al margine del quartiere e infine costruire uno spazio presidiato e sicuro.

Il verde di progetto si articola quindi, secondo gli indirizzi sopra descritti, in una fascia alberata lungo la via Gallarate - caratterizzata anche dala presenza di rilevati di terra (anti rumore), realizzati con materiali di scavo delle costruzioni-, in un disegno del verde unitario, continuo e percorribile in tutta la sua lunghezza, che circonda le nuove costruzioni e si fonde con quello di loro diretta pertinenza, nella realizzazione di due spazi consistenti di “giardino pubblico” attrezzato, posti all’estremità est ed ovest che sono raggiunti e attraversati dalla pista ciclo pedonale.

Importante è l’area di parco pubblico più ad est, verso la città, caratterizzata da un reticolo di alberi fra i quali si svilupperanno percorsi sinuosi, con luoghi di sosta attrezzati. La posizione è in relazione con zone edificate dense e particolarmente poco dotate di verde. Le tipologie di verde previste sono:

VERDE PER BARRIERA STRADALE

formato da un impianto di: Populus nigra, Carpinus betulus, Sophora japonica.

Si prevedono due diversi filari di alberature: sul lato verso la strada i filari saranno composti da Populus nigra, con l’inserimento di esemmplari di Sophora japonica. Se la barriera risultasse troppo alta, i pioppi potranno essere sostituiti da Quercus robur fastigiata sempre a foglia caduca con portamento colonnare; Sul lato verso l’edificato si prevede un impianto di Carpinus betulus a foglia caduca e Chamaecyparis,sempreverde.

ALBERATURE ORNAMENTALI, per zone soleggiate

per l’ombreggiatura dei percorsi nei prati e lungo la pista ciclabile sono previsti filari di alberi ornamentali; si propongono:Koeleuteria paniculata con fogliame leggero pennato e fioritura in pannocchie gialle a giugno-luglio, alternata a Prunus cerasifera pissardii a foglia rosso-violetta, con fioritura primaverile rosa, ed a Ginkgo biloba con fogliame verde in estate e dorato in autunno.

ALBERI SOLI SOLITARI E GRUPPI ISOLATI

in alcune zone del parco sono previsti gruppi di grandi alberi. A questo scopo sono adatti: Magnolia grandiflora, sempreverde, con fogliame verde scuro e fioritura a grandi fiori profumati in estate, insieme a Paulownia imperialis, albero da fiore con fioritura violacea in primavee ra, sostituita in seguito da una bella chioma di foglie cuoriformi; Robiinia pseudoacacia frisia a foglia caduca con fogliame di un giallo molto vivo profumato e portamento eretto.

ALBERATURE DI OMBREGGIAMENTO PER SPAZI CON SEDUTE

Attorno alle aree circolari pavimentate in ghiaietto stabilizzato tipo “Levocel”, con elementi in cemento sagomati a formare “muretti” a seduta con altezza differenziata, si prevede un circolo di alberi realizzato con impianto di Catalpa bignonoidea e Cercis siliquastrum

ALBERATURE PER IMPIANTO RETICOLARE

Il bosco ad Impianto reticolare, a sesto quadrato di mt. 8-10, va realizzato con essenze planiziali endemiche: Morus alba, Prunus serrulata, Salix rubra.

Sotto agli alberi ombrosi saranno predisposti leggeri incavi a conca, corrispondenti alla parte di chioma più vicina al tronco, da seminare a tappeto erboso adatto all’ombra: tipo Poa nemoralis

Il modello insediativo proposto, in relazione agli aspetti sociologici e relativi ai servizi alla persona

Il quartiere Gallaratese, come la generalità dei quartieri di edilizia residenziale economica e popolare della periferia milanese, sorti a partire degli anni ’60 con la caratteristica di “quartieri autosufficienti”, si è caratterizzato essenzialmente come insediamento monofunzionale e per un rapporto diretto fra le abitazioni e i servizi.

Una concezione che privilegia le relazioni di vicinato e che concepisce il quartiere come un aggregato di piccoli nuclei edilizi, con una specifica identità, serviti “al piede” di tutto ciò che serve quotidianamente.

Questa concezione ha portato, non senza tensioni e contrasti, alla diffusione sul territorio di una notevole quantità di strutture edilizie pubbliche (in particolare scuole) di piccola dimensione, accessibili facilmente a iedi.

A causa di questa impostazione oggi si devono fare i conti con un sistema diffuso di attrezzature il cui utilizzo richiede conversioni d’uso (in parte in corso di realizzazione) non sempre facili.

Se a questi spazi si aggiungono i porticati sotto case (vedi in particolare ALER di via Appennini), anche questi “di risulta”, cioè ottenuti con la chiusura di portici la cui presenza provocava corenti d’aria e dispersione termica nel primo piano abitato, si constata una situazione di abbondanza di superfici destinabili ad attrezzature e servizi minuti, di interesse strettamente locale.

Alcuni di questi spazi sotto le case sono utilizzati da associazioni sportive, culturali e di interesse sociale, altri restano inutilizzzati, anche se in quartiere è carente l’artigianato di servizio in particolare quello di riparazione non molesto: manca un vetraio, mancano laboratori per la riparazione a domicilio di appareccchiature elettroniche e di elettrodomestici, manca chi esegue piccole riparazioni agli impianti elettrici, idraulici, di sicurezza delle case.

D’altra parte, in una situazione in cui sta progressivamente prevalendo la proprietà privata e la gestione condominiale (anche per la vendita della edilizia residenziale pubblica), risulta particolarmente difficile la convivenza, con la residenza, di attività che comunque possono comportare disturbi e promiscuità d’uso.

Si è partiti da queste riflessioni nella scelta dei servizi da prevedere sotto le nuove ostruzione avendo presente che ne va dosata con attenzione la quantità, sia perché le attività effettivamente compatibili sono relativamente poche, sia perché in quartiere vi è comunque un’ampia dotazione di spazi già idonei, anche se il loro uso richiede una onerosa conversione funzionale, ma anche una concezione diversa di gestione, sia perché infine è anche opportuno valorizzare quello che nella struttura del quartiere è l’aspetto più rilevante ed unificante, cioè la cosiddetta “spina centrale”, che è comunque, malgrado le manomissioni (parcheggio d’interscambio, caserma della polizia) l’asse portante e il connettivo del sistema dei servizi e delle relazioni sociali.


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