IL VANGELO DI ALDO CARPI


Le misure e la natura flessibile della superficie delle vetrate, sono tenuti insieme da una nervatura di piombo, che è, in modo evidente, collante e disegno allo stesso tempo, elemento d'unione e d'espressione artistica, quasi il tratto pesante di un carboncino.

Realizzato il 01 novembre 2006 da Architetto Fernando Cristobal Cordero

aldo carpi museo diocesano milano vetrate

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Le misure e la natura flessibile della superficie delle vetrate, sono tenuti insieme da una nervatura di piombo, che è, in modo evidente, collante e disegno allo stesso tempo, elemento d’unione e d’espressione artistica, quasi il tratto pesante di un carboncino. Un piombo che “segue” la forma, che non la fraziona, che s’incorpora nella fuga prospettica facendo diventare il vetro, appunto, un quadro.

Gli elementi di supporto delle vetrate sono posati a terra, tenendo presente lo spirito e il valore simbolico del racconto. Inizio e conclusione quindi di un viaggio fatto nel tempo e nello spirito, spostandosi materialmente lungo una via tracciata.

Gli ambienti lunghi e stretti (m 5,50 l’uno e l’altro m 4,70 di larghezza per una lunghezza di m 40 ciascuno) in cui si snoda questo itinerario, è stato pensato completamente immerso nell’oscurità (pavimento, pareti e soffitti, neri), presupponendosi come un involucro che stimola la concentrazione sul ciclo luminoso del racconto rappresentato, ed in cui si succedono gli eventi che progressivamente si evidenziano lungo e dentro un’onda luminosa che li investe e li palesa in un crescendo dinamico, proponendo la mutazione continua dello stato fisico delle immagini, dando così al visitatore la percezione di muoversi dentro il racconto.

Gli elementi contenitori, concepiti come casse aperte e inclinate rispetto al suolo su cui poggiano, come occhi aperti di un sottomarino che s’illumina sulle meraviglie degli abissi, sostengono le vetrate che si posano a sua volta su vetri opalini che filtrano e unificano la luce esaltando i vari tasselli policromi nel loro specifico valore cromatico.

Passando quindi da stazione a stazione seguendo la luce di un “sole veloce” che nasce e cala in breve tempo in un susseguirsi di momenti di raccoglimento e di riprese di un cammino che ci porta al valore simbolico del viaggio nel passaggio attraverso la via della devozione.

Nella la profondità della prima galleria, la Madonna di Lucio Fontana, alta quasi quattro metri, chiude silenziosamente la centralità dell’angolo di fuga, mentre nella seconda galleria, vetrine di finti piombi illuminati dal interno, esprimono il concetto della luce imprigionata dentro i vetri.

Una grande gratta metallica, posta a sbalzo contro la parete dello scalone, scostata dal muro, rappresenta un reticolo dilatato di piombo, (curve, angoli, spazi irregolari, forme diverse), al cui interno ed ancor sopra, scorre una successione filmica con le 29 vetrate di Carpi, preannunciando il percorso dei quadri illuminati che si andrà ad intraprendere.

Come chiusura del percorso della mostra, abbiamo voluto parlare, attraverso il filmato d’alcuni particolari e d’alcuni dettagli di questi “quadri di vetro”, (uno per ognuno di loro), del rapporto che esiste tra l’Artista colto ed il suo ed il nostro presente, dettata da un nostro desiderio di scoprire le qualità da “pittore”, sottese e complementare al racconto, e traghettare cosi lo spettatore dentro una contemporaneità che l’Artista offre e indica come valore sempre attuale. Una “corrente continua” che avvicina la ricchezza inesauribile del passato al mistero prodigioso del futuro.


GALLERIA IMMAGINI

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